ODG - Tutela delle persone LGBT+ *PROPOSTA*
- Fusignano per la Sinistra
- 4 lug 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 30 nov 2021
Premesso che:
Nel mese di Giugno ricorre il Pride Month, attraverso cui si rivendicano l’identità LGBT+ e i relativi diritti civili e sociali.
È in discussione in Senato il DDL Zan, relativo “alla prevenzione e al contrasto della discriminazione e della violenza fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
Considerato:
Il progetto “Lotta all’omofobia e promozione della non discriminazione sui luoghi di lavoro come strumento di inclusione sociale” (https://www.arcigay.it/wp-content/uploads/Report-Io-sono-io-lavoro.pdf) di Arcigay risalente al 2011, in cui risaltano i seguenti dati:
Il 13% dichiara di aver vista respinta la propria candidatura in ragione della propria identità sessuale (con anche un rilevante 25,8% di “Non so”). Significativa in questo senso è l’identità di genere: le persone trans rappresentano il 45% dei casi di rifiuto. Questi rifiuti si verificano soprattutto nelle aziende private (76,6%).
Più del 25% delle persone è invisibile sul posto del lavoro. Nell’ordine dell’identità sessuale, i bisessuali sono coloro che meno hanno fatto coming out sul posto di lavoro (44,8%). Nell’ordine del tipo di contratto, lavoratori autonomi, liberi professionisti e imprenditori tendono di più a fare coming out rispetto ai lavoratori dipendenti, soprattutto nel caso di contratto indeterminato. Nell’ordine del reddito netto, chi è meno visibile gode di un reddito minore.
La presenza di altre persone LGBT+ dichiarate sul luogo di lavoro influisce positivamente sulla visibilità.
La condizione di invisibilità corrisponde, per il 39,5% delle persone LGBT+, a uno stress maggiore.
Oltre il 50% delle persone LGBT+ ritiene che fare coming out sul lavoro comporterebbe un peggioramento della propria situazione. Questa sensazione non trova una forte corrispondenza generale nella realtà, con l’eccezione delle persone trans.
Circa il 50% delle persone LGBT+ ha dichiarato di sfruttare il covering sul posto di lavoro, cioè il controllo delle informazioni riguardanti la propria vita personale finalizzato a non svelare la propria identità sessuale per non rischiare di essere trattate ingiustamente.
Oltre il 50% delle persone LGBT+ indica la presenza di pregiudizi negativi nei confronti della comunità LGBT+, nonché una minore tutela e un maggiore uso di nomignoli negativi.
Nei casi di vessazione, le persone LGBT+ più colpite sono quelle trans (sia MtF sia FtM) e le bisessuali (sia uomini sia donne). Lo stesso dato si ripete nell’indice di demansionamento.
Oltre il 90% delle persone LGBT+ indica di avere delle conseguenze sulle modalità di lavoro in seguito alla discriminazione subita; quasi il 90% ha anche delle conseguenze a livello mentale e psicologico; a livello fisico il dato scende al 60%. Inoltre, quasi il 50% indica delle conseguenze economiche in relazione alla discriminazione subita. Queste, nuovamente, riguardano principalmente le persone trans e bisessuali, con l’eccezione delle donne bisessuali.
È diffuso il fenomeno dell’under-reporting, cioè la mancata segnalazione della discriminazione da parte della vittima. L’under-reporting sarebbe dovuto, per la maggioranza delle persone LGBT+, alla paura di ripercussioni negative e alla mancanza di leggi adeguate alla tutela. La maggior parte delle persone indica anche che lo Stato debba difendere la comunità LGBT+ dalle discriminazioni sul posto di lavoro.
Anche quando è presente la denuncia della discriminazione, oltre il 60% delle persone LGBT+ ha indicato che essa non ha prodotto alcun effetto e quasi il 5% ha indicato un peggioramento della situazione.
Il report 2019/2020 sulle scuole promossa da Gay Help Line in cui risaltano i seguenti dati:
Circa il 10% degli studenti ha una concezione totalmente negativa dell’omosessualità, considerandola un peccato, qualcosa di immorale, una malattia fisica o mentale o una perversione.
Circa il 25% degli studenti vede l’omosessualità come una scelta o uno stile di vita.
Circa il 27% degli studenti (maschi) preferirebbe sedersi vicino a qualcun altro rispetto a un ragazzo gay, con una percentuale che si alza al 35% per i lavori di gruppo o la condivisione della stanza.
Il report sull’isolamento da Covid-19 promossa da Gay Help Line in riferimento alla comunità LGBT+, in cui risaltano i seguenti dati:
Meno del 50% delle persone LGBT+ ha fatto totalmente coming out con il proprio nucleo famigliare.
Circa il 18% delle persone LGBT+ ha gravi problemi di accettazione e di supporto da parte delle persone con cui vive e circa il 31% ha problemi di media intensità. Questo dato diventa allarmante negli under 18: il 39% ha gravi problemi di accettazione e un altro 39% ha problemi di media intensità. Dei dati simili sono registrati per il coming out di persone trans.
Circa il 70% delle persone LGBT+ si sente abbandonato e solo, tra cui il 56% si sente depresso o molto depresso. Anche in questo caso, il dato si acuisce per gli under 18, salendo rispettivamente al 79% e al 62%. Il secondo dato si acuisce ulteriormente nel caso di persone trans, raggiungendo il 71%.
Visto che:
È ancora una pratica comune sottoporre i bambini intersessuali ad interventi chirurgici e altre terapie mediche con lo scopo di conformarli al binarismo sessuale maschile o femminile.
Tali pratiche sono considerate, da parte della comunità intersessuale, delle mutilazioni genitali provocanti svariati problemi di salute sia fisici sia psicologici.
Tali pratiche non permettono l’autodeterminazione dell’identità della persona intersessuale.
Tenuto conto che:
L’unico Stato dell’Unione Europea ad avere esplicitamente incluso l’intersessualità nel diritto alla non discriminazione è Malta attraverso l’atto legislativo GIGESC del 2015, con il quale ha vietato le operazioni non necessarie su minori intersessuali.
IL CONSIGLIO COMUNALE CHIEDE DI
Aumentare le attività, rivolte sia al mondo del lavoro sia al tessuto sociale e culturale, di sensibilizzazione verso la comunità LGBT+.
Creare una rete tra enti pubblici e associazioni LGBT+ nazionali e locali (Arcigay, Movimento Identità Trans, Cassero LGBT center, AGEDO, Sportello Trans) per promuovere la lotta alla violenza di genere e il supporto alle e la tutela delle persone LGBT+ sul lavoro e nella società.
Migliorare e approfondire la raccolta dati in collaborazione con le varie associazioni sopra citate.
Promuovere un piano per le pari opportunità e l’imprenditoria delle persone LGBT+, nonché progetti e azioni specificatamente riferiti alla comunità LGBT+.
Valorizzare e sviluppare il Diversity Management negli enti pubblici e nelle aziende.
Sostenere il superamento della visione binaristica del sesso negli atti normativi per includere esplicitamente le persone intersessuali.
Adottare una normativa che permetta di limitare la mutilazione dei genitali delle persone intersessuali senza che esse abbiano un’adeguata informazione e l’età per poter scegliere autonomamente sul proprio corpo.
Supportare l’approvazione del DDL Zan.
Inoltrare la presente risoluzione:
al Presidente del Consiglio della Regione Emilia-Romagna;
alla Presidenza del Senato;
alla Presidenza della Camera;
al Presidente del Consiglio dei Ministri;
al Presidente della Repubblica.
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