top of page

Programma elettorale

2019-2024

Se volete scaricare il nostro programma, cliccate qui 

Il programma elettorale della nostra lista «Fusignano per la sinistra» vuole essere promotore di una nuova politica tecnologica, ecosostenibile e attenta alle persone e al loro futuro, partendo dai concetti, ancora e sempre fondamentali nella nostra Repubblica, dell’antifascismo, della Resistenza e della Costituzione, nata dalla lotta vittoriosa contro l’onda nazifascista che ha devastato l’Europa e il mondo intero. Un’onda che, con qualche nuovo carattere, sta tornando a distruggere quei diritti civili e sociali ottenuti in decenni di lotte di lavoratori e lavoratrici e studenti e studentesse, nonché a destabilizzare il pacifico equilibrio che dovrebbe esistere tra i vari Stati e Governi. Sono lotte che non possono essere distrutte e revisionate dallo spettro di odio imperante; anzi vanno difese, continuate e riprese per garantire la presenza di diritti e doveri sociali e civili per tutti/e e un futuro migliore per i nostri giovani. Giovani che devono essere sempre più educati ed istruiti per ottenere una conoscenza che gli permette di lottare contro chi vuole distruggere il loro futuro, perciò la loro vita democratica, pacifica e libera. Non possiamo però non considerare anche l’attuale crisi economica, che il Governo in carica cerca di nascondere dietro a capri espiatori senza fondamento, da cui è necessario riprendersi attraverso politiche che guardino davvero alla persona, specialmente quella più debole, e al futuro.

Il nostro vuole essere un programma elettore che promuova un’idea comunitaria diversa ed alternativa, dove la solidarietà, la democrazia, l’uguaglianza, l’equità, la multiculturalità, l’ecosostenibilità, l’antifascismo e i principi della Costituzione siano sempre più la base di partenza per le nuove iniziative, politiche e non.

 

Di fronte al tentativo (sempre più evidente) di smantellare la sanità pubblica, si deve pretendere, assieme a tutti gli altri Enti Locali, il mantenimento dei presidi sanitari e una loro riqualificazione sui singoli territori. È necessario quindi ritornare, così da rilanciare il Sistema Sanitario Nazionale, allo spirito della riforma sanitaria della Legge 833 del 1978, una delle più grandi conquiste che i lavoratori e lavoratrici hanno mai ottenuto. Una riforma che difende una sanità aperta a tutti, efficiente, attenta alle persone e soprattutto pubblica. Purtroppo, principalmente con l’attuale volontà di un’autonomia differenziata per le regioni, questa riforma sta venendo continuamente smantellata, aprendo le porte a una privatizzazione, a uno scarico di responsabilità sanitarie e a un business sulla salute delle persone da combattere in ogni modo. La nostra Lista supporta e supporterà qualsiasi lotta contro la privatizzazione del SSN e farà tutto il possibile per ottenere una riforma sanitaria con lo stesso spirito di quella del 1978. Sappiamo comunque che il Comune non influisce direttamente sulle politiche sanitarie, ma può comunque contribuire a venire incontro e individuare meglio le esigenze di salute del proprio territorio, nonché a potenziare le iniziative di prevenzione sanitaria.

 

Riteniamo che i servizi sociali (quindi pubblici) siano un investimento e non un onere, a differenza di quanto propagandato da altre forze politiche. La presenza di servizi sociali diffusi e di buona qualità è sempre stata una caratteristica del nostro territorio; una presenza nata da scelte e lotte che vengono da lontano. Negli ultimi anni, il peggioramento delle condizioni economiche e sociali ha provocato, da una parte, un impoverimento più largo e diffuso e, dall’altra, la riduzione delle risorse e degli strumenti di intervento a disposizione. Siamo consapevoli che questo è solo un passaggio difensivo e non di espansione, ma può comunque difendere gli attuali servizi sociali dalla distruzione, da non mettere in alcun modo in discussione. Crediamo perciò che sia essenziale mantenere i servizi esistenti e garantirne l’efficienza. I nuovi bisogni determinano anche la necessità di un loro adeguamento alle nuove realtà, così da essere in grado di dare risposte anche in questi momenti di crisi. Va mantenuto ed accresciuto il rapporto (fondamentale) con il volontariato e il sistema tariffario deve essere sempre guidato da criteri di progressività ed equità.

 

La trasparenza delle istituzioni deve e può essere superiore tramite l’utilizzo dei sistemi informatici, che devono semplificare e rendere efficace la ricerca di informazioni sul territorio, la comunicazione con la cittadinanza, la segnalazione bilaterale di eventuali problematiche e la navigazione sul sito stesso. Perciò, riteniamo che il sito vada aggiornato per andare incontro a qualsiasi esigenza di accessibilità. Un rinnovamento che si può operare coinvolgendo le aziende già coinvolte in passato, ma pure i giovani, anche tramite tirocini curriculari, sempre più tecnologici e bisognosi di fare esperienze lavorative per interfacciarsi con il mondo del lavoro.

 

Queste modifiche informatiche si ripercuotono anche sulla comunicazione, che fino ad oggi è stata principalmente cartacea, quindi non immediata, tramite il Giornalino del Comune e volantini attaccati ai pali della luce. Senza naturalmente dimenticarsi della comunità meno informatizzata, è necessario introdurre dei mezzi di comunicazione che abbiano una prospettiva verso un futuro tecnologico, ecosostenibile e di connettività. Alcuni di questi sistemi sono già in uso da molto tempo in enti e istituzioni pubbliche, come i sistemi di newsletter-mail, le app, o i servizi di messaggistica nelle Università.

 

Una miglior trasparenza significa anche una maggiore e migliore partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese, che non può e non deve limitarsi a una valutazione elettorale ogni 4-5 anni o a qualche riunione informativa organizzata dal Comune. Il potere dei cittadini, come descritto nell’Art. 1 della Costituzione, è uno dei fondamenti della nostra Repubblica e dei vari poteri pubblici. Per questo, crediamo che sia necessario non solo una comunicazione diretta, veloce e trasparente, ma anche un maggior dialogo con la cittadinanza attraverso degli spazi (come le scuole in orari extrascolastici) congrui ad ospitare assemblee cittadine, in cui possano essere portati da tutti/e degli argomenti che interessino il nostro territorio. Naturalmente, il ruolo del Comune è fondamentale, a partire dall’organizzazione e dalla partecipazione a queste assemblee, fino all’ascolto attivo delle problematiche e degli argomenti riportati dai cittadini.

 

Pur nella consapevolezza che i Comuni non hanno una competenza diretta in merito, non è comunque vero che non possono fare nulla sulle tematica del lavoro. Ci sono scelte che un’amministrazione comunale può prendere per dare una spinta positiva ad una “buona occupazione”: ne sono esempi gli interventi culturali, sociali e di messa in sicurezza del territorio. Il Comune può e deve farsi promotore della realizzazione di ambiti di condivisione di idee e competenze tra lavoratori, disoccupati, commercianti, imprenditori, Enti Finanziari, sindacati e associazioni di categoria; tutti ambiti finalizzati allo sviluppo economico del nostro territorio e al reperimento di fondi, di agevolazioni e di finanziamenti, anche europei.

 

La difesa dell’ecosistema e la promozione della sicurezza dei cittadini sono due temi che non possono essere considerati separatamente. Infatti, l’uso improprio del territorio, comunale ed extracomunale, ha degli impatti devastanti sulla natura, che si ribella attraverso fenomeni disastrosi, sia in termini di vite umane, che in termini economici. Non si può più rimandare la gestione del problema ambientale, come dimostrano le (brevi) stime di vita del nostro pianeta se si continua una politica che legalizza l’inquinamento e il cattivo uso del suolo, agricolo e non. 

Crediamo perciò che si debbano promuovere e incrementare le politiche e i progetti ecosostenibili, attraverso: l’eliminazione o la riconversione ecosostenibile di tutte le attività ecologicamente pericolose; la bonifica dei suoli, per adibirli o riadibirli all’uso agricolo; il blocco del consumo del suolo e del dissesto idrogeologico; il divieto dei materiali inquinanti, incrementando parallelamente le politiche del riuso; la promozione della conversione dei materiali d’imballaggio nelle attività commerciali, eliminando la politica inquinante dell’«usa e getta»; la riprogettazione della politica delle risorse energetiche sostenibili, da promuovere in vista di una sostituzione progressiva dei carburanti fossili, eliminandone però il carattere consumistico-redditizio per donargli un valore sociale ed etico-morale.

 

Secondo quest’idea, il nuovo sistema di raccolta di rifiuti non rappresenta quel passo ecosostenibile necessario per combattere l’inquinamento e il surriscaldamento del pianeta, portando in sé più di una contraddizione. Infatti, si vuole incentivare la raccolta differenziata, ma il porta a porta è effettuato sull’indifferenziata e sull’organico, delocalizzando la raccolta dei rifiuti riciclabili ai punti bidonistici o alla (poco incentivata) Stazione Ecologica; la rilevazione volumetrica della quantità dei rifiuti prodotti non attiverà una reale tassazione proporzionale, per cui chi inquina di più, paga di più, che riteniamo quanto mai necessaria; si vuole incentivare l’uso della compostiera, che rende però “inutile” la raccolta porta a porta dei rifiuti organici, senza prevedere un programma di compostaggio di comunità, in grado di aiutare sia i cittadini che gli agricoltori. Crediamo che tutti i Comuni della Bassa Romagna dovrebbero intervenire per migliorare il nuovo servizio, attraverso un rinnovo dei mezzi di raccolta e una sempre maggiore interazione con i sistemi tecnologici e informatici, già in parte presenti, così da renderlo sempre più trasparente ed ecosostenibile.

 

Non bisogna però dimenticare che un pensiero ecosostenibile non può partire dalla raccolta, che rappresenta il momento finale, ma deve partire da una minor produzione di rifiuti, incoraggiando e sgravando fiscalmente chi tiene comportamenti virtuosi (come la riduzione degli imballaggi di plastica a favore del vetro, o la politica del vuoto a rendere) e punendo chi mantiene comportamenti inquinanti.

 

Bisogna anche rivedere il sistema di raccolta dei rifiuti delle aziende, sul quale Hera e il Comune hanno poco, o meglio per niente, informato la comunità. È necessario che la revisione del sistema attuale, o l’introduzione di un nuovo sistema, blocchi la tendenza inquinante e irresponsabile che molte aziende hanno nei confronti della raccolta dei rifiuti, del riciclo e dell’economia circolare. Per fare ciò, crediamo che possa essere necessaria una regolamentazione che preveda un’interconnessione tra le aziende del territorio e la Stazione Ecologica, valutando i metodi, la quantità e i mezzi di conferimento dei rifiuti in base ai vari settori produttivi.

 

Infine, bisogna migliorare la Stazione Ecologica già esistente, non solo dal punto di vista del servizio offerto, ma anche dal punto di vista strutturale. È infatti necessario superare il problema dei furti dei rifiuti, specialmente di quelli più pericolosi (pile, piccoli elettrodomestici, accessori elettrici), prevedendo una messa in sicurezza delle barriere dell’area, oppure l’installazione di un sistema di videosorveglianza.

 

Per quanto riguarda le risorse energetiche, bisogna ripensare il sistema di distribuzione sul territorio insieme all’Unione, ma anche insieme alla Provincia e/o alla Regione. Dobbiamo farci promotori di una politica che superi l’egoistico nazionalismo del “consumo ciò che produco”, facendo partire una politica di distribuzione delle risorse di maggior estensione, in linea con ciò che la globalizzazione ha di buono: l’avvicinamento, anche empatico, delle persone; lo scambio di idee; la rimozione dei confini; la solidarietà indiscriminata e umana. L’idea di base di questa nuova rete energetica solidale e universale vorrebbe che un territorio, in grado di produrre più energia di quella di cui ha bisogno, distribuisca l’energia in eccesso, senza fini di lucro, a territori energeticamente in difficoltà, per motivi ecosostenibili e/o produttivi.

 

La gestione del territorio non può che riguardare anche gli edifici già presenti nel territorio stesso, quelli sfitti in particolare; delle forme di abbandono che lasciano gli edifici, utilizzabili per svariate attività, al deperimento e a un successivo problema che può ricadere sul Comune, quindi su tutti gli abitanti, o sulla popolazione più debole, attirata a un’occupazione dannosa per sé e per il territorio. Per bloccare questo fenomeno, e rilanciare il diritto alla casa, crediamo che sia necessario introdurre una tassa patrimoniale sul patrimonio sfitto, in grado di colpire particolarmente i grandi proprietari. Un tributo che permetterebbe al Comune di avere anche un incremento delle risorse da destinare alla popolazione, specialmente a quella più in difficoltà, senza distinzioni culturali.

 

Per quanto riguarda la viabilità, rinnoviamo l’impegno, promosso alle scorse elezioni amministrative, di mettere in sicurezza l’incrocio del “Pilastrino” e di garantire la manutenzione delle strade e dei marciapiedi, valutando l’utilizzo di materiali ecosostenibili, già sperimentati in Italia con risultati eccellenti, e garantendo una circolazione ottimale anche alle utenze deboli e ai diversamente abili. Crediamo inoltre che sia necessario incentivare mobilità ecosostenibili, migliorando e rinnovando il sistema di trasporti pubblici e le piste ciclabili e cercando di collegare i diversi territori dell’Unione. È perciò necessario creare collegamenti pubblici extracomunali che supportino il percorso casa-lavoro e valorizzino un turismo slow storico-naturalistico del nostro territorio, in grado di generare effetti positivi anche sulle piccole attività commerciali.

 

Il coinvolgimento di tutti i comuni dell’Unione è quanto mai necessario per raggiungere questi obiettivi; un’Unione che non può però continuare a creare un cortocircuito di responsabilità, caratterizzato da continui rimbalzi decisionali tra gli uffici comunali e la rete. Riteniamo quindi che sia una linea politica che debba svolgere un compito dirigenziale nei progetti, che invece sta venendo sempre più ricoperto dai tecnici dell’Unione e dei vari Comuni, che dovrebbero trovare la strada migliore per applicare i progetti politici.

 

Sull’idea più tradizionale di sicurezza, crediamo che gli organi di ordine pubblico debbano tornare a coprire quei vuoti colmati dalle associazioni, come le reti di controllo del vicinato che, con la propensione a difendersi da soli e con l’approvazione della legittima difesa (nonché della probabile maggior accessibilità alle armi), possono diventare estremamente pericolose alla vita del popolo e produrre un clima di tensione e terrore.

 

Riteniamo infine necessario che uno stato di sicurezza prescinda dalla presenza di diritti civili e sociali per tutti/e e da un potere realmente democratico. Perciò, si devono combattere lo smantellamento della storia partigiana e della Resistenza, lo smantellamento della Costituzione e la politica di odio tra le culture, che l’attuale governo, in particolare, usa come propri cavalli di battaglia. «Fusignano per la sinistra» vuole che si continuino a trasmettere i valori della Resistenza, della Costituzione e della multiculturalità per difendere l’Italia democratica dall’onda nazionalpopulista e filofascista che si sta diffondendo, sia attraverso le manifestazioni antifasciste, sia attraverso politiche per l’uguaglianza di tutti/e, sia attraverso l’educazione generazionale, fondamentale veicolo di conoscenza e di lotta.

 

È perciò anche la scuola a svolgere un ruolo importante nel raggiungimento di questo obiettivo; e il nostro impegno sarà quello di donare alla scuola tutti i mezzi per permettere questa trasmissione dei valori dell’antifascismo e della democrazia. Una scuola che deve essere anche di qualità, su tutti i livelli, aperta a tutti/e e sicura per i bambini e il personale scolastico che ne usufruisce.

 

Crediamo in una comunità apertamulticulturale e rispettosa delle diversità; una comunità da promuovere per contrastare l’attuale clima di odio, verso i migranti (comunitari ed extracomunitari), il femminismo, le comunità LGBT+ e le fasce più deboli della popolazione, che non fa altro che generare scontri e divisioni interne che si ripercuotono sull’intero paese. Perciò, è necessario promuovere iniziative, politiche e non, per contrastare la paura del diverso, per sdoganare politiche d’odio, per valorizzare le diverse identità culturali e per riunirle, in modo da creare uno scambio culturale positivo per l’evoluzione statale. Sono iniziative che non si possono limitare a una fetta della popolazione, generalmente rappresentata dai/dalle giovani studenti/esse, ma deve allargarsi anche alle associazioni, ai genitori e alle famiglie che, insieme alla scuola, sono il principale veicolo di educazione per le future generazioni. Per quanto riguarda nello specifico l’integrazione (qualsiasi sia il soggetto), crediamo sia necessario studiare le politiche attuate a Riace, dove si sono ottenuti ottimi risultati di solidarietà, per poi adattarle e attuarle anche sul nostro territorio.

 

Come appare evidente, il nostro è un programma che propone progetti realizzabili, progressisti e aperti, così da realizzare una comunità che possa vivere diversamente e più liberamente il nostro Comune. Una comunità solidale, coesa e multiculturale che possa combattere unitamente l’odio, in tutte le sue forme, e che possa dimostrare che esistono ancora idee e persone che non intendono cedere, in alcun modo, la propria ideologia e i propri sogni a una realtà commerciale disumana. È un programma che vede e crede che un altro mondo è possibile e che, parafrasando Calamandrei, crede in una comunità che è e sarà sempre pronta a tornare sulle strade e nelle piazze a combattere chi vuole distruggerla, perché è ora e sempre Resistenza.

bottom of page